Storia

 
Email:
info@prolocovilladadda.it
 
Indirizzo:
Via del Borgo, 19, 24030 Villa d'Adda BG
 
Telefono:
340 531 1404

LE ORIGINI DI VILLA D’ADDA

Villa d’Adda è certamente di origine romana. Resti di tombe con lucerne e vasi cinerari sono stati ritrovati lungo quella che era una via militare romana e sono ora custoditi nel Museo di Lecco.

Il primo documento che parla di Villa d’Adda risale al 16 giugno 856 ed è una carta di donazione precaria di S.t.m. Gumerati de Villa.
In un documento del marzo 941, poi, Giovanni del fu Andrea e Giorgio del fu Roteperto da Carvico vendono a Giovanni del fu Andrea da Carvico, per quattordici denari, un appezzamento a vigna posto in Carvico, località Campora. L’atto è stipulato dal notaio Seneperto presso il castrum di Villa posto a Catello o a Castello, alla presenza dei testimoni Garimondo e Domenico e di Rotepaldo abitante del castrum.
Il placitum tenuto da re Corrado nel gennaio del 1088 nella curia di Bergamo parla di un valvassore di nome Giovanni da Villa, peraltro già citato nel 1081 in un contratto di vendita del Monastero di Pontida. I feudatari di Villa d’Adda ( i “da Villa”) tentano di difendere i propri possedimenti.

Via Robasacchi

Foto

Cascina Castello negli anni ’50

Foto

Nel 1174 rifiuteranno al prevosto del Capitolo di S.Alessandro di Bergamo le decime avute in feudo dal Vescovo.
In un documento del 1092 sono citati due Uffredo da Villa ( l’uno figlio dell’altro), valvassori e nobili abitanti fuori città, de facto primi consoli di Bergamo, chiamati a tutelare i beni delle chiese di Bergamo dopo che Papa Urbano II aveva deposto dalle loro funzioni tutti gli ecclesiastici simoniaci.

Nel 1174 Pasbruc e Teutaldo acquistano parte del castello di Volpino da Guglielmo fu Gualderico Bugnoni.
Nel secolo successivo, a Villa d’Adda ci sono o possiedono proprietà i signori de Villa, de Labretta, Scarpa, Benzoni, de Greco, Pinamonti, Loterio, de Vimercate, Piumatti, Cazuli, dal Forno, Castellinoni, Borghi o del Borgo, Pestapanico, Mareti, Bernardi, Pilatti, Marchiondi, Camini, Agazzi, Rolandi, Salvi o Salvini, Previtali, Pivatti, Betoia, Lodovici, Castarioli nonché il monastero di S. Egidio in Fontanella e il capitolo di S. Alessandro.
Le località più citate sono Volpino e Bignone, contese o vendute con i signori da Carvico e da Calusco.
Nel XIII secolo Villa d’Adda (Villa de Ripa Adua) fa parte della pieve di Brivio e le chiese esistenti sono quelle di S.Margherita e di S.Andrea a Catello. Nel 1398 oltre a S.Andrea di Catello vengono citati S.Martirio e S.Maria della Cuna.

Il 1193 è l’anno di massima importanza per Villa d’Adda. Il giorno 11 luglio di quest’anno, infatti, il podestà Bellottus de Bonseriis, in nome del comune di Bergamo, dichiara Villa d’Adda “borgo franco di Bergamo” e borghesi in perpetuo i suoi cittadini, liberi e indenni da qualsiasi onere rusticano, equiparandoli ai cittadini di Bergamo. Concede inoltre al comune di Villa d’Adda di tenere mercato una volta alla settimana e di esigere e tenere per sé le tasse da ciò derivanti. Solo Romano Lombardo vantava fino ad allora tali diritti. Testimoni i conti Egidio e suo fratello Goifredo, Alessandro di Lallio, Atto Pagani, il giudice Oprando, Alberto Albertoni , Diotisalvi Avogadri e molti altri. L’atto fu redatto dal notaio Parvus, del Sacro Palazzo.

Nel trecento, Villa d’Adda si schiera con i ghibellini mentre Carvico, Calusco e tutta la Val S.Martino sono guelfi. E’ una posizione di estremo pericolo. Nello stesso periodo si assiste ad una discesa a Villa d’Adda di famiglie dalla Valle Imagna e da Brembilla che sono ghibelline. E’ proprio di questo periodo l’arrivo dei Locatelli, Mazzoleni, Rota e altri, tutti provenienti da paesi dello stesso nome situati in Valle Imagna.
Tra il 1377 e il 1408 Villa d’Adda è possedimento dei Visconti di Milano e deve subire parecchie aggressioni e incendi, precisamente nel 1389, nel 1395 (quando fu ucciso un Gambirasio) e nel 1398. Nonostante una solenne processione dell’anno successivo per placare gli animi, nel 1403 Villa d’Adda è nuovamente data alle fiamme. Nel 1408, con Bettino Pagnoni rappresentante dei ghibellini di Villa d’Adda, il paese passa con Bergamo sotto il potere di Pandolfo Malatesta.
In un documento del 1404 sono citati Vitale detto Osello de Locatello e suo fratello Beltramo, entrambi capi ghibellini. Nello stesso periodo in paese i Locatelli sono identificati con i loro soprannomi quali Grassi, Gamba, Arnoldi, Cassi, Comelli, Guareschini o Vareschini, Losa e Magni. Altre famiglie sono Orlandi, Papa, De Angeloni, Pradella, Amici, Suardi, Colleoni, Roncalli, Togni, Carbonini, Taramonti, Trusaldi, Fardi, Bogly, Galgina, Giordani, Guaina o Guai, Bottini, Levori, Luduzzi, Bolli o de Bolla, Fetti, Feidi, Gazzio, Gazi, Fiorenti o Fioreni, Baroni, Cumini e Tarussi.

S. Giovanni da via Tedolda negli anni ’50

Foto

Foto

Foto

Nel 1426 Villa d’Adda, che fa parte della Val S.Martino, passa a Venezia. Milano la riprende con una guerra l’anno successivo e tale possesso è confermato con la seconda pace di Ferrara del 1428. Nel 1431, Villa d’Adda e la Val S.Martino, entrambe ghibelline, tornano definitivamente sotto Venezia. Nel 1441 Villa d’Adda va a far parte dell’Isola, politicamente guelfa e da sempre unita a Bergamo.

Questi confini sono sanciti dalla pace di Lodi del 14 aprile 1454 e porteranno anche al progressivo distacco della parrocchia di Villa d’Adda, ancora appartenente alla diocesi di Milano, dalla pieve di Brivio. Resisterà solo il rito ambrosiano.
Nel 1481 i consoli, i sindaci e i capifamiglia di Villa d’Adda definiscono i confini del paese e lamentano la difficoltà dei collegamenti con Bergamo a causa del degrado dei ponti sui torrenti Lesina, Dordo e Buliga. Si citano tra gli altri Colleoni, Suardi, Roncalli, Mazzoleni, Locatelli, Giovannelli, Gioppini de’ Bravi e Ulizzoni.
Il cinquecento è un secolo di declino generale della Quadra dell’Isola. Scarsi commerci, poca importanza militare. Nel 1509 però Carlo d’Ambois, francese, governatore di Milano passa l’Adda e con l’aiuto dei presidi di Lecco, Olginate e Brivio mette a sacco Villa d’Adda, mentre Calusco si salva pagando una forte somma. Bergamo passa sotto i francesi fino al 1515, quando ritorna sotto il dominio di Venezia.
Nel 1527 una guarnigione di 500 fanti e quattro cannoni è collocata a Villa d’Adda pronta ad invadere il milanese.

Il 12 agosto 1610 le spoglie di S.Carlo Borromeo sono a Villa d’Adda e da qui partono per essere tumulate ad Arona dal cardinal Federico Borromeo.
Nel 1619 pare sia avvenuto un miracolo, il cui processo è tenuto nel 1675. Un abito della Beata Vergine Maria è gettato da un certo Francesco Orianazzi dei Locatelli sopra un grave incendio che subito si spegne mentre l’abito resta integro.
La povertà e la carestia portano alla peste che scoppia nel novembre 1629, a partire da Foppenico. A Villa d’Adda, chiusa da rastelli per proteggere gli abitanti, i morti sono 73 su 820 abitanti, una percentuale molto bassa se raffrontata con tutti i paesi vicini. Per questo sono edificati l’oratorio per i Morti del Rito e altri edifici devozionali.
A proposito di chiese, la prima è stata quella di S.Margherita, poi è la volta di S.Andrea a Catello, S.Martirio, S Maria della Cuna, S.Giovanni Evangelista, San Zenone, San Bernardino e infine della Madonna di Tassodine. Nella metà del ‘700 arriverà l’attuale chiesa parrocchiale di S.Andrea Apostolo in Borgo.
S. Andrea a Catello viene ultimata nel 1469, S. Giovanni Evangelista ( dedicata anche a San Giacomo maggiore e a Sant’Antonio abate e con rito romano) è edificata nel 1537. In quel periodo Villa d’Adda fa parte della pieve di Brivio e della diocesi di Milano, con rito ambrosiano. Diventerà parte della diocesi di Bergamo solo nel 1784 pur mantenendo il rito ambrosiano fino a 25 anni fa.

Foto

Foto

Foto

Foto

Nel 1736 si inizia la costruzione della nuova Chiesa Parrocchiale di S.Andrea, consacrata poi nel 1760.
Nel 1797 cade la Repubblica Veneta sotto i colpi della Rivoluzione francese, che instaura la Repubblica Bergamasca. Villa d’Adda e la Valle S.Martino non sono favorevoli a questa nuova dominazione. Tra i rivoltosi si ricorda un tale Giuseppe Poggio, cordaio di Villa d’Adda.
Arrivano le armate austriache e russe per togliere Bergamo ai francesi e i cosacchi, accampati alla Sosta, saranno gli autori del saccheggio di Odiago del 25 aprile 1799. Racconta Giovanni Battista Bolis che tutto venne distrutto o rubato, gli uomini percossi o uccisi, e chi volle salvarsi dovette rifugiarsi, con il bestiame e i pochi beni rimasti, sul Monte dei Frati, in Faida e a Tassodine.
Con l’avvento della Repubblica Cisalpina, Villa d’Adda fa parte di uno dei nove cantoni del Dipartimento del Serio , con capoluogo Ponte S.Pietro. Con l’unità d’Italia farà parte del Mandamento di Caprino.

Nel periodo risorgimentale anche nella nostra zona si diffondono gli ideali della Giovane Italia. Tra i patrioti antiaustriaci di Villa d’Adda si ricordano Giacomo Esposito e Eugenio Piazzoni. Nel 1850 viene poi fucilato Edoardo Maschera fu Giuseppe di Villa d’Adda, di anni 24, celibe, materassaio e cattolico, insieme a Luigi Roncelli di Almenno S.Salvatore.
In questo secolo, Villa d’Adda è ancora il paese più popolato ed importante dell’Isola.
Nel 1860 è parroco a Villa d’Adda, che conta 2195 abitanti, Don Giovanni Battista Milesi, prete di idee liberali e per questo sospeso dalla confessione il giorno 13 maggio 1863. Liberale è anche Don Giovanni Zonca, nato a Villa d’Adda nel 1798, parroco prima a Zogno e a quel tempo prevosto di Romano Lombardo.
Nel 1898 il Comune adotta un Regolamento di Polizia Urbana e nel 1908 a Villa d’Adda si stabilisce una stazione di carabinieri.
Il 3 agosto 1894 muore a Villa d’Adda Luciano Gallina, cittadino benemerito, studioso, scrittore, politico e industriale dell’industria serica, con una filanda a Villa d’Adda, paese di cui è stato consigliere comunale, assessore, giudice conciliatore e presidente della Congregazione della Carità. Dona al paese l’edificio ove ha sede l’attuale municipio.
Al 31 dicembre 1887 Villa d’Adda è sempre il paese più popoloso dell’Isola. Conta infatti ben 2.401 abitanti contro i 1.538 di Ponte S.Pietro, i 1.870 di Almenno S.Salvatore e i 1.908 di Brembate Sotto. Possiede ben 6 filande (Bernardi, Gallina, Piazzoni, Perico, Perico Francesco e Locatelli) con 264 bacinelle.